Il desiderio crocevia di felicità o di smarrimento

L’esperienza clinica ci insegna che l’angoscia esorbita spesso il mero significato clinico, indicando alla persona che la vive la prossimità alla verità (rimossa) del proprio desiderio e mettendola così innanzi a ciò che cerca di evitare. Anche l’esperienza dell’infelicità è spesso legata al fatto che la nostra vita non corrisponde con ciò che desideriamo. Ma di che cosa parliamo quando parliamo di desiderio?
Il desiderio è slancio inconscio, più spesso temuto, che spinge alla relazione con l’Altro e che comporta sempre un inevitabile sconcerto, un turbamento conseguente alla perdita di padronanza: non sono «io» che decido il mio desiderio, è lui che decide di me, mi ghermisce e mi vivifica. Il desiderio è una potenza, uno slancio che mostra come la vita diventa umana solo attraverso la relazione, il riconoscimento della dipendenza, della differenza, della vulnerabilità. La nostra felicità non può che transitare da un’assunzione di responsabilità verso il nostro desiderio, ma nulla ci garantisce – e sta qui il nucleo drammatico dell’esistenza – che l’accoglimento di questo sia per noi generativo e non ci conduca piuttosto allo smarrimento.