Là dove è la possibilità dell’amore lì si insinua l’odio

Goethe ha scritto che «l’amore è un fiore delizioso, ma bisogna avere il coraggio di andare a coglierlo sui bordi di un precipizio spaventoso». Che cosa significa quest’affermazione? Perché bisogna avere coraggio? A cosa allude con «precipizio spaventoso»? 

La lezione del maestro è contenuta nel romanzo epistolareI dolori del giovane Werther, pubblicato nel 1774. La densa vicenda amorosa di Werther ci insegna che la possibilità dell’amore (attenzione, non il suo consolidamento) sta nella nostra capacità emotiva – potremmo anche chiamarla «coraggio» – di donare al nostro partner il «vuoto» che noi abbiamo permesso che la sua venuta scavasse nella nostra esistenza. Il suo arrivo ci ha salvati dal «non senso», dalla «fatticità dell’esistenza» e da quel momento possiamo dire «se non ci sei non è più come prima». Ecco di che pasta è quel vuoto. Ed ecco perché ci vuole coraggio. Donare il nostro vuoto significa infatti consegnarci al nostro partner e venire a contatto con la nostra «mancanza a essere». Ci vuole coraggio e questo è il motivo per cui più volte mi sono ritrovato a dire che «l’amore non è per tutti».

Ciò detto non abbiamo però ancora illuminato la questione del «precipizio». Il precipizio spaventoso di cui Goethe parla rimanda a qualcosa di più drammatico, perché nel precipizio si può cadere, insomma c’è odore di morte. Direi la possibilità della morte dell’amore per mano dell’odio. Infatti proprio dove è la possibilità dell’amore (ovvero nel vuoto sopra citato) lì può insinuarsi il veleno dell’odio. Perché? Perché quel vuoto non è colmato dal nostro amato. Lui è inassimilabile a noi, non è mai la chiave nella toppa, è insufficiente a garantire la completezza del nostro essere, anzi più che risolverla la accentua. Il suo desiderio ci gratifica ma non è mai circoscrivibile. Lui è sempre eccedente rispetto a noi.

Ecco il punto dell’immarcescibile ambivalenza che investe l’amato: amato ma anche odiato, perché dopo aver scavato un vuoto nella nostra corazza non lo colma e, per quanto buone siano le sue intenzioni, ci lascia in bilico sul precipizio della nostra mancanza a essere, quel vuoto che gli abbiamo donato nell’illusoria ricerca di «fare del due uno». È bene quindi ricordare che l’amore compiuto è anche tale perché ha camminato nella steppa dell’odio senza leggerlo come il segno della sua fine.

CR