Depressione immuno-metabolica, il sottotipo meno esplorato
Recenti ricerche hanno indicato che i meccanismi immunologici possono svolgere un ruolo importante nella fisiopatologia della depressione di alcuni pazienti che riportano un grado di infiammazione maggiore e risposte più attenuate al trattamento. La depressione è una malattia molto comune in tutto il mondo, con una prevalenza di circa il 7% in Europa. Il peso della depressione è aumentato dopo la pandemia da COVID-19 e l’Organizzazione mondiale della sanità prevede che sarà una delle principali cause di disabilità nel mondo entro il 2030. La depressione è una condizione estremamente eterogenea, con 227 combinazioni di sintomi. Circa il 25% dei pazienti affetti da depressione presenta co-morbilità e circa un terzo non risponde ai trattamenti standard. Queste e altre ragioni rendono la depressione una condizione difficile da diagnosticare e trattare. Negli ultimi anni, molto interesse si è concentrato sull’infiammazione in psichiatria e, in particolare, sui disturbi depressivi. Non tutti i pazienti con depressione hanno un’infiammazione, ma un sottogruppo di questi pazienti presenta una disfunzione immunometabolica. Questo sottogruppo di pazienti presenta un aumento del livello di diversi biomarcatori immunitari, come la proteina C-reattiva (PCR), l’interleuchina-6 (IL-6) e il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α). Un ampio studio su una biobanca britannica condotto al King’s College di Londra ha dimostrato che il 21,2% dei pazienti con depressione presentava un’infiammazione statisticamente significativa di basso grado (livelli di PCR >3 mg/L) rispetto al 16,8% dei soggetti sani. L’età avanzata, il sesso femminile, un indice di massa corporea (IMC) più elevato e un maggior numero di traumi infantili erano fattori associati a un aumento dei livelli di PCR nei pazienti con depressione. Diversi studi hanno anche stabilito che la disregolazione immunometabolica è legata a una maggiore gravità dei sintomi depressivi, a disfunzioni cognitive e alla resistenza al trattamento. Inoltre i livelli di PCR >3 mg/L erano molto più presenti nei pazienti resistenti rispetto a quelli che rispondevano al trattamento, con risultati comparabili osservati per altri biomarcatori come IL-6 e TNF-α. Ciò suggerisce che l’infiammazione costituisca un’importante firma biologica e molecolare nella depressione. Studi che hanno usato sistemi di machine learning (il Machine Learning è un sottoinsieme dell’intelligenza artificiale, AI, che si occupa di creare sistemi che apprendono o migliorano le performance in base ai dati che utilizzano) hanno consentito di separare i vari tipi clinici di depressione, come la depressione malinconica e quella resistente al trattamento, in base ai biomarcatori immunometabolici e agli stili di vita. Brenda Penninx, professore di epidemiologia psichiatrica presso l’UMC di Amsterdam, afferma che il 24,6% degli 818 pazienti affetti da depressione nell’ambito del Netherlands Study of Depression and Anxiety presentava una depressione «atipica» grave, caratterizzata da esordio precoce, un aumento del peso e dell’appetito, ipersonnia e livelli di energia inferiori rispetto ai soggetti di confronto con depressione «tipica» grave. I pazienti con depressione atipica avevano anche livelli elevati di marcatori infiammatori, come PCR, IL-6 e TNF-α, rispetto ai pazienti con depressione tipica e ai soggetti di controllo senza depressione. Il sottotipo atipico sembra quindi coincidere con il sottotipo di depressione che, sulla base di queste ricerche, si inizia a indicare come depressione immunometabolica. Secondo Lopez-Garcia, l’infiammazione non è solo una conseguenza della depressione, ma può anche causare la depressione insieme ad altri disturbi come il diabete, l’obesità e le malattie cardiovascolari. Pertanto, gli interventi sullo stile di vita e i trattamenti antinfiammatori possono essere prescritti al sottogruppo di pazienti con disregolazione immuno-metabolica. È dimostrato che l’esercizio fisico può ridurre lo stress immunometabolico e giovare ai pazienti con infiammazione più elevata e sintomi più atipici. Alcuni studi confermano i benefici dei farmaci antinfiammatori per il trattamento dei sintomi depressivi, ma sono necessarie ricerche più ampie che si concentrino sul sottogruppo di pazienti con depressione immunometabolica. La minociclina, un antibiotico tetraciclico con ampie proprietà antinfiammatorie, ha dimostrato un miglioramento dei sintomi depressivi nei pazienti con livelli basali di PCR ≥ vs <3 mg/L in uno studio clinico randomizzato in doppio cieco. Analogamente, infliximab, un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio il TNF, ha mostrato risultati promettenti nei pazienti con elevati biomarcatori infiammatori.
CR
[Tratto e modificato da Univadis from Medscape – Attualità mediche 03/04/2023 di Shrabasti Bhattacharya.]