Il silenzio degli uomini
L’intimità prospera quando nel contesto di una «relazione sicura» si è capaci di rischiare l’esperienza della vulnerabilità. In altre parole per realizzare l’intimità bisogna esporsi, infrangere il nostro articolato sistema di difese che a partire dall’infanzia abbiamo imparato a erigere di fronte e al di fuori da noi. L’intimità è esposizione e rischio, perché non abbiamo nessuna garanzia che la verità del nostro sentire sia accettata da chi amiamo. Ne consegue che l’intimità non è un movimento scontato in una relazione.
Le donne hanno in genere una maggiore propensione a raccontare difficoltà e sentimenti, e ciò le pone sulla soglia dell’intimità. Per gli uomini è l’opposto, esporsi e parlare di sè genera in loro più spesso vergogna, senso di debolezza e inadeguatezza, chiusura. Ma questa differenza come si declina nella relazione? La donna, più propensa al dialogo, aspira a varcare la soglia dell’intimità, che è proprio ciò che l’uomo più teme. Ha imparato a diffidarne molto tempo prima, a ragione di una precisa pressione sociale che orienta l’educazione dei figli maschi. I genitori si sentono infatti tenuti a incoraggiare i loro «cuccioli» a comportarsi da «maschietti», a «diventare uomini» e, orientati dalle lenti polarizzate del genere, favoriscono la loro repressione del bisogno di vicinanza, di intimità e mutua dipendenza.
In un suo libro Pollack (Ragazzi veri, Roma 2000) espone dati scientifici da cui risulta che i maschi nella prima infanzia sono emotivamente più vivaci ed emotivi delle femmine, ma quando arrivano all’età scolastica sembra che i loro sentimenti più vulnerabili siano scomparsi. Secondo Pollack – ma non è il solo a sostenerlo – ciò sarebbe dovuto alle forti pressioni cui i maschi sono sottoposti per attuare la separazione dal legame primario con la madre. Passaggio psicologico auspicabile, ma non privo di collateralità emotive. L’esigenza di non passare per «un mammone» porta molti bambini a vergognarsi dei loro desideri di vicinanza, sicurezza e dipendenza. Insomma, l’esperienza della vulnerabilità emotiva è rimossa. Questo movimento non è necessariamente consapevole, ma si traduce in un’abitudine radicata al silenzio – il silenzio degli uomini – di fronte alle cose emotive della vita. È un divieto d’accesso al partner ogniqualvolta questi si disponga a tentare l’esperienza dell’intimità.
Ma, attenzione, il fatto che molti uomini adulti temano l’intimità non vuol dire che non la desiderino. Quando in colloquio si cerca di capire che cosa si aspettano gli uomini da una relazione di coppia, questi esprimono per lo più le stesse aspirazioni delle donne. Lo stereotipo di genere prevede che gli uomini siano più interessati al sesso che al dialogo e alla vicinanza. Questo è probabilmente vero quando il conflitto si cronicizza e le coppie finiscono per polarizzarsi su queste opposte esigenze; ma quando l’uomo, tramontato l’innamoramento, abbraccia l’amore è perché vuole trarre dalla relazione con il partner vicinanza emotiva, compagnia, divertimento, magari anche una famiglia. Tuttavia se le aspettative degli uomini in una relazione sono molto simili a quelli delle donne, la loro vita interiore resta nascosta agli altri e spesso anche a loro stessi. È una vita emotiva silenziata dalla pressione educativa e culturale che impone che l’incertezza, la sofferenza o la paura non debbano essere visibili, debbano restare sotto silenzio. Saperlo è il primo aiuto per chi, uomo o donna che sia, si dibatte nei marosi di una relazione.