Insonnia, un sintomo sentinella
Nella prassi clinica l’insonnia – intesa come disturbo delle ventiquattro ore che include la difficoltà a prendere sonno e/o a mantenerlo, con la conseguente perdita in durata, qualità e capacità di ristoro – precede spesso l’esordio di quadri sindromici suggestivi per un altro disturbo mentale. Non è pertanto fuori luogo ipotizzare che l’insonnia sia da considerarsi un sintomo sentinella, cioé un indicatore di rischio per l’insorgenza di altri disturbi mentali. A conferma di ciò i risultati di alcuni studi osservazionali trasversali, in particolare quelli longitudinali, confermano che l’insonnia rappresenta un fattore di rischio e quindi un significativo predittore dell’insorgenza di disturbi mentali, non solo in età adulta ma anche in età adolescenziale, in cui sarebbe da considerarsi un predittore rispetto a comportamenti suicidari.
Una recente meta-analisi ha inoltre analizzato gli studi che partendo dal riscontro di insonnia cronica nell’osservazione di base (includi i sintomi diurni) ne hanno valutato il valore predittivo per la comparsa di disturbi mentali al follow-up, rilevando che l’insonnia costituisce un fattore predittivo significativo per l’esordio della depressione (OR 2.8), dell’ansia (OR 3.2), dell’abuso di alcol (OR 1.3) e delle psicosi (OR 1.2). Inoltre l’analisi, che considera i disturbi mentali nel loro insieme, rileva un OR di 2.6, valore che indica come l’insonnia sia un fattore predittivo statisticamente significativo per l’esordio successivo di un disturbo mentale.
Altri studi ancora hanno anche dimostrato come in pazienti con disturbi mentali in corso la gravità del sintomo-insonnia sia associata a un maggior rischio suicidario. Certo, sono necessari ulteriori studi clinici prospettici e multicentrici per accertare se il trattamento precoce dell’insonnia, specie nella sua forma iniziale isolata, sia in grado di prevenire l’inizio di altri disturbi mentali. In ogni modo nella prassi clinica è consigliabile, alla comparsa del sintomo-insonnia, tenere in conto che può rappresentare un fattore di rischio per l’esordio di altri disturbi mentali e che quindi il suo trattamento (non psicofarmacologico se possibile, psicofarmacologico quando necessario) è un movimento terapeutico significativo nel prevenire e ridurre il rischio di insorgenza di altri disturbi, quale quello depressivo, ma anche dello spettro ansioso, dello spettro psicotico e, non in ultimo, della dipendenza da alcol.
CR